Le tasche piene di sassi

Basta una canzone per riportarmi indietro nel tempo. Le parole che usavamo per i nostri giochi, le sento all’improvviso e mi colpiscono in un posto che credevo chiuso. Chiuso per ora, per sempre, la vita mi sorprende e mi convince che non esiste niente di definitivo. Scopro che due lacrime sono cadute e le asciugo in fretta. Non voglio e non devo. Perché poi? Non c’è un motivo, ho bisogno che sia così.

Ho bisogno di prendere le distanze, trovare spazi miei entro cui decidere chi fare entrare e chi tenere fuori, sulla soglia. Non bussate, non vi sarà aperto. Abbiate la compiacenza di evitare di farmi capire che siete lì fuori ad aspettare una risposta. Non ho risposte per nessuno. Non apro a chi bussa, faccio entrare solo su invito. Sarò scontata, superficiale. Mi è indifferente. Non posso in nessun modo pensare adesso di far qualcosa per chiunque, adesso che mi sono accorta che tutto quello che ho fatto mi ha talmente svuotata che non riconosco più me stessa.

Tu ci sei, e ci sarai sempre. Scolorito, sgualcito, singhiozzante. Ti vedo come ti ho sempre visto, in perenne movimento, con la tua energia, il tuo buonumore, che forse nasconde tutt’altro, anche se non ho avuto modo di fartelo riconoscere. Ho capito molto più di te e di me in questi mesi di lontananza che in anni di relazione. Sembra assurdo, lo so. Non si può focalizzare quando si guarda troppo da vicino. Come nei quadri impressionisti che non riesci a capire se non ti allontani a sufficienza. Da lontano è tutto più semplice. Riesci a vedere i singoli comportamenti e dare loro significato, riesci a ricostruire dinamiche ed equilibri e capire quanto siano stati precari.

Ora è chiaro, tutto chiaro. E questo non vuol dire che sia anche facile, affatto. Capire non vuol dire risolvere, né con se stessi né con gli altri, né con te. A volte è molto meglio giacere nell’ignoranza, più sai e conosci e vai a fondo, più è difficile far finta di niente. Perché in quel momento te lo spieghi e ti tormenti per non averlo capito prima, quando tutto era da fare. Allora, proprio allora, sorgono i ripensamenti e i dubbi e i rimpianti, e poi le paure e le incertezze e i disorientamenti. Che portano ad una vita disordinata e confusa e storta. Fatta di cose che non vanno al loro posto, di impegni che si accumulano, di scadenze che non si rispettano, di presenze effimere, di silenzi che si riempiono di nulla.

Mi chiedo se anche per te stia andando così, adesso. Me lo chiedo e non te lo chiedo. Patto di non belligeranza, tregua silenziosa. Prima o poi finirà e spero che ci trovi pronti e sicuri di quello che vogliamo.

In fondo, risposta non c’è

Per certe cose non esistono risposte, non tutto accade sempre per un motivo. Certe cose accadono e basta. Come le tragedie, come le sorprese.
E posso continuare a riflettere e pensarci e cercare un filo logico. Certo che posso. Anche se non serve.

Ho passato giorni e mesi e anni a chiedermi perché, ho cercato delle motivazioni dentro di me, e poi fuori e poi negli altri, e poi in te. Ho continuato a ripetermi che dovesse esserci una spiegazione, dovesse esserci una ragione se le cose sono sempre andate nello stesso modo. E mi sono accanita per dare un senso a tutto, mi sono convinta che quel senso era il significato stesso della mia esistenza, dei miei desideri più nascosti, delle mie paure più profonde. In un esatto momento della mia vita, ho deciso che tu avresti avuto la capacità di dare un senso alle cose, che le nostre solitudini, le nostre smanie, potessero abbracciarsi e completarsi. Sì, io l’ho deciso, ho deciso che potessi essere tu il contenitore dentro cui riversare i miei bisogni e le mie speranze. Mi sono illusa di poter trovare le mie risposte insieme a te, accanto a te, senza accorgermi che tu non avevi nessuna risposta da offrirmi, avevi solo altre domande.

E hai fomentato la mia illusione, hai partecipato al mio gioco delle parti, senza rendertene conto, perché ci faceva sentire diversi e migliori. Ci siamo convinti che potessimo essere forti e fare grandi cose insieme, abbiamo sostituito i nostri punti interrogativi con delle certezze intoccabili, ci siamo abbarbicati su quelle certezze, mettendo a tacere i nostri dubbi, soffocando le nostre paure, insabbiando le nostre ansie.

Finché mi sono accorta che i nostri punti interrogativi venivano da strade diverse, e i tuoi vuoti non facevano altro che accrescere i miei, fino a farli diventare baratri, sull’orlo dei quali ci siamo spinti troppe volte e troppo spesso. Ora lo so. Fa male, un male che non ci si aspetta, che si fa fatica anche solo ad immaginare, un male che non avrei creduto di poter sopportare.

Poi, ad un certo punto, arriva la consapevolezza, la chiara e netta consapevolezza che non si può affidare la propria felicità nelle mani di nessuno, ancor meno in quelle sbagliate. La consapevolezza che per certe cose non esistono risposte, esiste forse solo un modo diverso di porsi le domande. E allora arriva la rassegnazione quieta, quella che ti consola, che ti fa apprezzare le scelte fatte, anche quelle sbagliate, che ti fa voler bene, che ti permette di perdonarti, di essere tollerante con te stesso, di non sentirti più in colpa.

E così si va avanti, si dice che la vita continui nonostante tutto, ed è vero. Bisogna solo scegliere se viverla o lasciarsela passare addosso.

Dal passato, per un amico

Ho bisogno di sentirti di nuovo vicino a me come molto molto tempo
fa… un tempo che forse non è neanche esistito, me lo sarò immaginato e il
ricordo è più vero della vita reale… che la vita reale invece non assomiglia a
quel tempo e mi pesa rendermene conto.
Non è un gran periodo, nonostante vada avanti e faccia costantemente finta di
niente, non lo dico neanche a me stessa quanto ci sia che non va… e non so
spiegarlo e vorrei dirtelo e vorrei che mi capissi e che mi dicessi che in
fondo non è poi così anomalo. Visto che solo tu ne sei capace e solo da te lo
accetterei.

Mi mancano delle cose, non riesco a fare un elenco, non c’è nessun elenco da
fare. Sono dettagli, o questo mi convinco che siano, sono cose che avevo e non
ho più o cose che ho sperato di avere e non ho ancora ottenuto. Ho davanti agli
occhi l’immagine di un topo in una gabbia che gira sulla sua ruota e va avanti
a farlo e funziona tutto e le sue risposte comportamentali sono corrette agli
occhi di ogni esperto che guarda, se non fosse che il topo rimane sempre lì, fa
chilometri e chilometri sulla ruota senza andare da nessuna parte e a volte ne è
consapevole, e vorrebbe scendere e mandare tutti a cagare ma come dare un
dispiacere a chi si aspetta che continui a girare e girare e girare?

E il topo sono io e la ruota è la mia vita come me la sono costruita, come l’ho
voluta e desiderata, solo che adesso ci giro sopra e non vado da nessuna
parte. Che poi so dentro di me che non è così, che sto facendo molte cose e sto
costruendo altri pezzi della mia ruota, dei pezzi che sono belli, ambiziosi,
pieni di speranza, l’unico intoppo è che non mi danno pace, non saziano
i miei bisogni e mi sento perennemente alla ricerca di qualcos’altro.

E, sai, è una ricerca estenuante, mi sembra di non arrivare mai alla fine, una
caccia al tesoro perenne che mi porta di nuovo e ancora sugli stessi percorsi.
Ogni volta credo di aver trovato la mia X sotto cui scavare, ed ogni volta mi
accorgo che sotto c’è poco e niente e riprendo e non so dove ancora andare a
cercare. Sono così stanca.

Mi chiedo quando ho deciso che dovesse essere così, mi chiedo se ho davvero provato tutto prima di mettere dei paletti, mi chiedo se ci sia un modo per capire se questa è la mia vita, la vita che vale la pena, che rende felici…. Mi manca l’entusiasmo dei giorni che si inseguono e che non li fa sembrare tutti uguali, mi mancano momenti di sesso fatto bene senza pensieri e pesi sullo stomaco, mi manca un pensiero fisso di futuro da costruire. Dettagli, sfumature, in confronto a tutto quello che ho e che mi ha portato fin qui. Allora perché sto così?

E così ti scrivo, che con te è la cosa che mi è sempre venuta meglio, e non
aspetto risposte, sono anni che ho smesso. Avevo solo bisogno di te, ho bisogno di te. Come sempre…

Specchio

Cerca uno specchio, il più vicino che trovi e guardati. Guarda il tuo viso e dimmi ciò che vedi. Dimmi se ti riconosci, se ti vedi cambiato pur essendo sempre e comunque uguale a te stesso.

Raccontami le tue rughe agli angoli degli occhi, spiegami cosa vedi nel tuo sguardo, fammi capire cosa c’è di diverso, tutto quello che lei non è più in grado di capire in te.

Dev’esserci stato un momento nella tua vita, un istante preciso, in cui hai smesso di farti vedere per quello che sei, in cui hai deciso che tutto quello che di bello avevi e che hai mostrato a lei ha smesso di essere importante e puro, per diventare un’eco sbiadita di te stesso, una copia in bianco e nero della tua anima. E ti sei mostrato anche davanti a lei come tutti gli altri ti vedono, hai smesso di considerarti speciale ai suoi occhi e sei diventato banale, ordinario, o forse anche peggio, crudele.

No, non smettere. Continua a guardarti, continua a rimanere fermo davanti al tuo specchio, lascia che l’immagine di te rimanga riflessa e impressa nella tua mente.

E continua a raccontarmi. Magari raccontami dei baci che le davi con quelle labbra, di tutti quei baci rubati al tempo ai doveri al mondo intero, di quando hai voluto erigere il tuo amore per lei sui tuoi baci, e spiegami ora, se puoi, se sai, il senso di ognuno di quei baci. Trova il modo per farmi capire come hai potuto soffocare le parole con i tuoi baci, le parole che avrebbero detto ad entrambi che non avreste mai potuto essere capaci di amarvi, non avrebbe mai potuto esserci niente per voi due insieme. Spiegami come farà a capire che ognuno di quei baci era una menzogna, una bugia che hai costruito per lei, per farti credere migliore di quello che sei, capace di farla felice, di farla sentire la donna più amata al mondo.

Guardati e cerca le parole dentro di te, quelle che vuoi, per togliere significato ai giorni trascorsi insieme, alle passeggiate, alle fotografie, alle lettere, alle promesse, ai tramonti che hai voluto condividere con lei.

Svelami come hai potuto guardarla negli occhi e dirle che sapevi che eri sul punto di perderla e hai deciso di non fare niente, di non combattere per lei, di non lottare per lei, di vederla scivolare via dalle tue mani, dal tuo abbraccio senza pensare che perdevi lei e la parte più vera di te.

E , ora, con gli stessi occhi con cui dicevi di amarla, guardati attorno e giurami che lei non è più lì accanto a te, nelle pieghe del tuo viso, nell’aria che respiri, nei pensieri che fai, nei sogni che ti tormentano. Giurami che lei non è più lì accanto a te ed io sparirò. Per sempre.

seguimi….

seguimi

afferra la mia mano e seguimi

voglio portarti sotto un cielo limpido, un cielo blu dove respirare non fa male

dove non ci sono nuvole non c’è pioggia non c’è altro che cielo

voglio costruire per te una casa sulla spiaggia, affacciata su un mare senza nome

dove hai sognato di trascorrere i tuoi giorni con me

sarò il tuo uomo e tu sarai la mia donna

dammi aria nuova pulita fresca

fammi respirare la tua stessa aria, dammi vita

dammi un futuro nuovo

e ti darò tutto quello che posso di me

tutto quello che non ho mai offerto, che non ho mai saputo dare

sarò il tuo uomo e tu sarai la mia donna

non cercare di cambiare me

io sono questo, accettami capiscimi e non combattermi

cambiamo i nostri nomi la nostra casa la nostra realtà insieme

sarò il tuo uomo e tu sarai la mia donna              

 

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