Un’ora, ancora!

Quanto tempo ho ancora? Un’ora. Sessanta minuti. Tremilaseicento inesorabili secondi per dargli tutto di me, tutto quello che mi ribolle dentro, tutte le mie emozioni per lui e questo sentimento nuovo scalpitante dirompente nato per lui.
Avrei bisogno di altro tempo, di giorni interi da vivere con lui. Avrei bisogno di parlare con lui, conoscerlo, guardarlo e stringerlo forte a me, senza la preoccupazione che scappi via dalle mie braccia, senza sentire l’urgenza di doverlo salutare ancora e ancora.
Inizia a mancarmi già prima di vederlo di spalle per la sua strada, mi manca insieme all’aria, insieme alle parole, insieme a quei piccoli potenti battiti di cuore che sento solo quando lui è intorno a me.
Un’ora ancora, per noi. Un tempo che non esiste per nessuno se non per noi, strappato alle nostre vite, scollato dal mondo per gioco e diventato di colpo il nostro mondo intero. Senza timore, i nostri sessanta minuti ci hanno trasportato verso un angolo nascosto dove il sesso si trasforma in amore, dove le parole si riempiono, i respiri si confondono, le promesse si mantengono.
Ci siamo chiesti come sia successo, ci siamo stupiti di sentire le stesse emozioni, ci siamo scambiati desideri non detti prima. Mai una volta spaventati, mai insicuri di dire qualunque cosa, mai impauriti davanti a questa cosa che chiamiamo “noi”. Neanche il futuro ci fa paura, lontani dal bisogno di farsi domande, di cercare risposte. Ci comportiamo, in questa ora per noi e in tutte le altre fra noi, come se le domande non abbiano senso e le risposte fossero già davanti ai nostri occhi.

Contraddizioni

Cosa ti spinge a stare ancora qui? Cosa ti aspetti da me?

Non propino mezze verità, non lascio spazio al dubbio. In fondo, io odio le situazioni confuse, indefinite o inconsistenti. Per abitudine, per attitudine, prendo velocemente le distanze da chi non sa cosa offrirmi. Di più, l’indecisione mi fa perdere la pazienza.

Con te, soprattutto con te, sono stata onesta diretta sincera: non voglio avere nulla a che fare con la tua vita, non ho niente in serbo per te, non ho interesse, non ho tempo, non ho energie per te.

Lo so cosa vuoi. Cerchi emozioni potenti, quelle che ti graffiano l’anima, che ti divorano il respiro, che ti si incagliano nel cervello e spazzano via tutto il resto. So che ti mancano, so che non vedi l’ora di poter sanguinare e poter soffrire le pene d’amore, come non fai da tanto o come non hai mai fatto. Vuoi un amore tormentato, tu che hai avuto sempre storie facili, tiepide e banali, di quelle che prendi agli sconti di fine stagione, quando costano poco e valgono poco. Ti sei tenuto a distanza dai tuoi sentimenti, hai soffocato le gioie per non dover affrontarne i dolori, hai represso i tuoi bisogni più intensi per dormire sonni sereni. Ora ti ritrovi a metà della tua vita e non hai nulla a cui aggrapparti con ferocia, hai solo mani lisce che non portano i segni di una vita vissuta e frasi ripiegate sui tuoi limiti ottusi.

Ecco perché non hai niente da offrirmi, ecco perché scanso le tue parole e trovo solo incoerenza. Non so cosa farmene delle tue richieste, delle tue lusinghe disperate e irreali. Io mi accorgo di ogni dissonanza delle intenzioni, di ogni increspatura dei discorsi, con me non puoi fingere di essere quello che non sei. Ogni volta che ti metto alle strette, cominci a brancolare, ad accampare scuse. Non so che farmene di tutto questo: nella mia testa ho già fatto a meno di te, fra qualche tempo non ricorderò nemmeno il tuo nome, perso nelle pieghe della vita che mi scorrerà addosso. Sei pieno di contraddizioni, sei un naufrago che annaspa per cercare appigli. Devo lasciarti andare, il tuo vuoto pesa così tanto che rischia di trascinarmi a fondo.

Dall’altro lato

Ci penso, a volte senza sosta.

Sono nata dal lato imperfetto del mondo. Sono storta, faccio fatica ad adattarmi, sono permalosa e troppo diretta. Dico quello che penso e faccio quello che dico. Soprattutto, faccio una gran fatica a mantenere rapporti relazioni storie persone. Quando le cose si mettono male, perché tanto succede sempre, caxxo… quando si mettono male, ci provo a reggere, a giustificare o ragionare o comprendere, ci provo davvero: sono quella che parte con spiegoni e discorsoni, chiede motivi, interpreta e va a fondo. Non mi fermo al primo ostacolo, non giro le spalle e vado altrove, capita anche che sia convinta di aver fatto un buon lavoro. Alla fine, gli altri esseri umani, esattamente come me, non cambiano! Nessuno può modificare la propria essenza, quindi si tornerà inevitabilmente, inesorabilmente a commettere verso gli altri e subire dagli altri gli stessi errori. E, quando mi ritrovo nelle stesse situazioni senza scampo, allora cedo, mollo di botto, senza neanche respirare una volta in più.

Quindi, mi guardo dentro e scopro che mi sento a mio agio, scopro che la mia coscienza non ha niente da recriminarsi. In quei momenti, viene fuori il lato peggiore e migliore di me: mi rendo conto che allontanare gli altri, mantenere le distanze, isolare corpo e mente da tutti non è sbagliato. La cosa sbagliata oltre ogni dire è far dipendere la mia felicità dagli altri, perché mai nessuno potrà rendermi felice, mai nessuno avrà la capacità di soddisfare ogni aspetto di me. Questo è un compito di cui mi arrogo il diritto, la mia felicità dipende solo da me, caxxo. Voglio essere egoista egocentrica egomaniaca. Odio le regole, i vincoli e le imposizioni. Voglio prendermi quello che sento mio, che mi fa star bene, senza far male ad altri, trovo tutto lecito. Non ho consigli per nessuno, non ho giudizi, non ho commenti. Le vite altrui non mi interessano, o solo molto poco e a tratti. Non ho bisogno di nessuno, so stare da sola. Capisco chi si allontana da me, è difficile stare qui e io so fare spazio.

Passa di qui

Gli anni scorrono veloci, non ricordo più da quanto tempo non mi guardo indietro per cercare un filo logico. Lo facevo sempre, tessevo fili dorati o neri o colorati per intrecciare trame di esperienze e accadimenti, per annodare stretti emozioni e pensieri e non perderli più.

Ora è tutto liquido, le giornate scorrono una sull’altra sull’altra ancora, senza che io riesca a fermare il flusso del tempo e dei significati. Ho perso tanto ultimamente, tanto davvero! Soprattutto, ho perso presenze e certezze, punti fermi sgretolati e così lontani che faccio fatica a ricordarne anche solo i contorni. Ho trovato un’altra vita e un’altra me, sono estremamente diversa, nonostante sia sempre uguale. Mi vedo cambiare, mese dopo mese, giorno dopo giorno, e non trovo il tempo il modo per fermarmi e pensare se quello che vedo sia meglio di quello che era prima. Forse è così che va la vita: ti arrovelli e rimugini e spremi ogni singolo pensiero fino all’estremo, poi succede che, di botto, ti scordi come si fa, ti accorgi che puoi campare anche senza cercare significati profondi, semplicemente vivendo quello che hai, credendo finalmente che sia il meglio che avrai mai fra le mani.

Mi sembra di aver vissuto così tante vite dentro una sola, senza rimorsi e senza rimpianti. Tutto quello che ho fatto vissuto provato mi ha portato fin qui, in questo microscopico angolo di universo che per me è tutto il mondo, da dove guardo avanti e godo di ogni momento che vivo, dove tutto, anche il tempo, passa di qui.

Mi chiedo

Mi chiedo se ci sia un posto dove io possa scriverti, come un tempo. Ché di tempo ne è passato a quintali, sopra accanto e dentro di noi. Un posto dove io possa lasciare andare i pensieri come solo tu riesci a farmi fare, come quando prendevo carta e penna e dedicavo a te i miei minuti e le zone più nascoste dei miei scontenti. Allora avevo un indirizzo per le mie carte, che spedivo con l’angoscia che qualcun altro leggesse e con la gioia di farmi leggere da te. Ho avuto tutto il tempo di abituarmi a mollare la penna e battere i tasti di un pc per comunicare con te in un modo molto più veloce e molto più sterile.

Mi chiedo quanto possa essere grande il posto che contiene i miei ricordi legati a te, al tuo nome alla tua faccia ai tuoi sorrisi alle tue mani, sono così tanti che a volte mi stupisco di scoprirli ancora conservati. Sono ricordi che esistono anche in luoghi a te sconosciuti, dove ti ho portato con me senza avere il bisogno di chiederti il permesso.

Mi chiedo come fare a sovrapporre l’idea di te scanzonata sorridente e incasinata che mi ha conquistato e legato a doppio filo, con quella di adesso, adulta responsabile e rassicurante. Le telefonate con cui riusciamo a stento a rosicchiare le distanze lasciano, talvolta, comparire i due ragazzi spensierati e ingordi, sopraffatti dai sentimenti e stupiti dalla vita, quei due che abbiamo lasciato in qualche stradina percorsa insieme miliardi di chilometri fa e che ci aspettano per un autostop rubato e irriverente, che poi lasciamo a una fermata qualsiasi, richiesta con un pizzico di nostalgia.

Mi chiedo quanto possa mancare una persona, mancare così a lungo da non avere più niente da farsi mancare, lasciandosi fare compagnia solo dal vuoto che lascia ogni volta, mentre la mancanza si trasforma in assenza. Anni fa presi la decisione di non farmi più ferire da quel vuoto, di farmi solo coccolare dalla sicurezza della tua presenza nel mondo e dentro di me.

Imprescindibile

Sei importante in un modo profondo, sei presente anche quando sei assente, sei ingombrante e rumoroso nei miei pensieri, non riesco ad allontanarmi neanche volendo. Anche quando mi fai arrabbiare coi tuoi modi ostinati, anche quando sei intrattabile perché ti sei svegliato storto, non ti muovi di un millimetro. Ci sei e ti fai sentire, tanto.

Ti adoro e tu adori me, a volte vorrei non saperlo ma lo so. E invece di prendere le distanze, ne vado fiera!!! Io sono fiera di starti accanto, di avere con te un rapporto speciale, di condividere un mondo pieno che nessuno può capire.
Sono fiera di noi, delle nostre teste, della nostra connessione, del modo unico di compenetrarci, di guardarci negli occhi. Io penso a te e nella mia testa sei “il mio Uomo”.
Non credi di essere così importante? Lo sei, cavolo se lo sei, al punto che non riesco neanche a immaginare un mondo senza te, senza i tuoi abbracci e senza le tue mani.

E non parlo di sesso, sarebbe facile se fosse solo quello il bello di noi! Tu sei importante a prescindere da qualsiasi cosa. Per me è fondamentale sapere dove sei, capire quanto mi sei vicino o distante, sentire la tua aura accanto alla mia, anche quando c’è tanta gente, anche quando siamo impegnati in altro. Mi basta capire che condividiamo la stessa aria e mi rilasso, mi sento nel posto giusto.

Io ti sento, con la testa e con la pancia prima che con le orecchie o con gli occhi. Sei nelle mie emozioni, belle brutte felici e disperate, sei pieno di emozione.

Ho qualcosa da dirti… anzi no!

Sono anni che ti aspetto e non me ne ero accorta. Non ci sei stato per così tanto tempo che era normale fare a meno anche del pensiero di te. Eri un ricordo leggero, un contorno sfumato in una lieve penombra autunnale. Mi piaceva, lo tenevo di lato per i momenti confusi.

Il fatto è che tu sparisci, lo fai, ti viene facile, forse ti nascondi dietro questa abitudine. Sei sparito anni fa, ti ho lasciato sparire, abbiamo tempi e modi diversi. Non sei stato presenza, non sei stato contatto, ancor meno condivisione. Io detesto rincorrere, detesto le tattiche e detesto le sparizioni. Ecco. Punti in comune evidenti zero.

Quasi zero. Tranne uno, la maledetta ingombrante prepotente voglia. Attrazione, desiderio, chimica liquida che scivola sotto pelle.

Tutt’un tratto, sei tornato. Il ricordo ha preso vita colore e movimento, un odore preciso, il tuo. Hai trovato un altro posto senza neanche cercarlo, scansato ricordi e singoli momenti per costruire pensieri e intere ore, tutti per te.

Ti ho lasciato fare, opposto nessuna resistenza, non ho tentato di bloccarti neanche una volta.

E mi sei entrato nel cervello.

Non riesco a mandarti via. Come anni fa, riesci a rubarmi spazi, avvolgi i miei pensieri e non fai niente. Non fai niente per stare qui continuamente, non ne sei affatto consapevole.

Dovrei dirtelo. Dirti che sei stato e sei ancora il mio punto debole, fin dal primo giorno che ti ho visto. Dirti che la tua voce mi rimbomba nelle orecchie per ore e ore. Dirti che ti desidero come sempre, come se non fosse passato neanche un giorno da allora.

La paura che tu possa fraintendere mi blocca, così lascio fluire, a volte mi sforzo di non esserci, a volte mi lascio andare. So che anche stavolta sparirai, nello stesso modo o in uno nuovo che sta aspettando me dietro un angolo inatteso. Non importa! In fondo, non siamo qui per restare, siamo qui per offrirci quello che abbiamo in serbo per noi, qualunque cosa sia.

Un motivo

Ti sento rimbombare nelle viscere.

Non mi importa niente di quello che proviamo o proveremo l’uno per l’altra. Mi importa solo delle scariche di emozioni che ci uniscono.

Non sei amore, prima di quello tu e io ci dobbiamo consumare rotolando in un letto qualsiasi, in un luogo qualsiasi, per saziare una fame certa.

Non sei amore, sei pelle che trema, voglia che spinge, sei fuoco che brucia.

Voglio dire e fare cose con te che non ho fatto mai, regalarti il piacere in un vicolo buio, aggrapparmi alle tue spalle nel cuore della notte, rispondere a ogni tuo capriccio e piegarti ai miei desideri.

Tu per me sei pelle voglia fuoco. Dopo tutto questo e ore e ore di piacere puro, lasceremo che, lentamente, sopraggiunga l’amore.

Io sono convinta che si possa amare chiunque, che questo strano improvviso e volubile sentimento possa interessare qualunque essere vivente e che a volte si possa anche scegliere chi amare…

Ma… l’alchimia, la frenesia, la passione, la vibrazione che lega noi due non succede per caso, è merce rara, non puoi scegliere di tremare di desiderio per qualcuno, una cosa così capita una volta nella vita.

E se poi sopraggiunge l’amore, che placa gli animi e mette al posto giusto i sospiri, tanto meglio.

Altrimenti si può restare per sempre avvolti dal desiderio, si può bruciare di passione e consumarsi di brividi infiniti.

In un modo che, forse, ancora neanche sappiamo, siamo legati in questa vita. C’è un motivo se siamo così affini e se ci cerchiamo in questo modo, se io sono sulla tua schiena e tu nella mia testa.

C’è un motivo che prima o poi capiremo, se non roviniamo tutto con la fretta della paura delle cose che finiscono, se saremo così bravi da goderci la pace che la sola vicinanza ci regala in modo gratuito.

Lo capiremo e sarà forse tutto perfetto.

Secondo te quanti anni ho?

Non ho mai pensato che fosse una questione di anni. La vita, dico. Sempre convinta che il tempo fosse solo un lento fluire di eventi, scandito dal calendario per convenzione, che non ci fosse differenza sostanziale fra un mese e l’altro, fra un anno e l’altro.

Invece, tutt’a un tratto, mi ritrovo a fare un resoconto degli anni che ho vissuto e mi accorgo, lentamente, come un risveglio, che il tempo che scorre su di me, sulla mia vita, sulle mie scelte e i miei desideri, è nettamente diverso adesso. Alla soglia dei quaranta, mi accorgo che è cambiato il mio modo di prendere la vita, di affrontare le situazioni, di rapportarmi agli altri. Se devo dirla tutta, mi piaccio molto di più. Forse, il tempo fa anche questo: ti fa abiutare a vivere con te stesso, piano piano ti conosci meglio e ti apprezzi di più. Accetti, forse, limiti e difetti e capisci che non puoi sapere tutto o fare tutto o avere la stessa energia per tutto.

Ora, io non ho più voglia di perdere tempo dietro a cose inutili e inconcludenti. Non ho voglia di correre dietro a persone che non mi fanno stare bene, non ho voglia di chiedere o cercare dove non cresce nulla già da tempo, mi sono stufata dei discorsi che girano e girano e non arrivano da nessuna parte. Ho bisogno, molto più di prima, di prendere tempo per me, per le mie cose, per coltivare il mio orto personale. Non ho più intenzione di sprecare energie, ho bisogno di incanalare pensieri e azioni solo dove voglio io. Non sopporto chi è sempre scontento, chi ha un ego spropositato, chi si tormenta per situazioni in perdita e non mi vergogno più di nasconderlo. La cosa più bella che ho scoperto è che non mi importa più dell’opinione della gente, me ne frego di quello che pensano i più piccoli e non temo più il giudizio dei più grandi. E oggi so che questa consapevolezza è un regalo del tempo che mi passa addosso. Avrà qualche vantaggio invecchiare, no?

“Cosa desidera?”

Seduta ad un bar, di passaggio, in mezzo ad una camminata lenta fra i miei pensieri e i vicoli di Roma. Il barista si avvicina al mio tavolino e mi chiede: “Cosa desidera?”. Rispondo esattamente come rispondo a me stessa da giorni: “Non lo so, devo pensarci”. Il tipo mi lascia qualche minuto. Esatto, grazie. Va bene così. Lasciatemi pensare.
Mi rendo conto che ultimamente ho bisogno di pensare per qualsiasi cosa debba fare. Non riesco a decidere cosa mangiare, ho fame di niente. Non riesco a decidere cosa fare nel fine settimana, fra poltrire nel letto e girare l’Italia senza soste. Non riesco a decidere cosa indossare, vorrei un sacco di iuta e calze a rete.
Cosa desidero?
Non ho bisogno di te. Non ho bisogno di nessuno. E non perché voglia necessariamente stare da sola. Star bene da soli è un’evoluzione, non un traguardo. Dico che non è il bisogno che mi guida. Io desidero avvicinarmi a te perché ne ho voglia, desidero che tu faccia parte della mia vita perché mi fai stare bene, con me stessa con gli altri, mi fai sentire una persona migliore, più felice, più grata di vivere questa vita. E tu che mi senti, tu proprio tu, tu chiunque, fratello sorella, amico amica, uomo donna, sappi che mi sento legata a te perché per me sei speciale non perché ho bisogno che tu mi faccia sentire speciale. Non mi aspetto che tu mi faccia vedere quanto è bella la mia vita e mi spieghi quanto amore merito. Non ti chiedo di dimostrarmi nulla, solo di esserci e condividere con me tutto quello che avrai voglia di regalarmi.
Non renderti dipendente da me ed io non lo sarò da te. La dipendenza è una forma di schiavitù, che elimina la spontaneità, la spensieratezza, la sincerità. Invece, desidero viverti con naturalezza, trascorrere il mio tempo con te, parlare e ascoltarti ogni volta che ne abbiamo voglia. Semplicemente.
Probabilmente desidero troppo, e tutto insieme. Credo sia giunto il momento di porre un freno ai pensieri e farmi portare qualcosa. Il barista sta aspettando e non vorrei fargli fare la fine di Lino Banfi ordinando un caffè con utopia.

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