Molla!

Alla fine, ci si incontra. Il tempo è poco e la voglia tanta. Senza troppe parole, si finisce sul letto vestiti, poi nudi, poi più nudi che mai.

È tutto perfetto, una scopata all’altezza delle aspettative, che erano davvero alte, caricate dal tempo e dalle parole a distanza. Non so di preciso quanto sia durata, ho avuto l’impressione che sia stata lunga, intensa e lunga. Forse ci hanno sentito da fuori e non ci importa granché.

Poi finisce, arriva il silenzio da riempire, senza imbarazzo, senza timori. Con qualche risata, tirata sommessa ma presente.

Doccia vestiti e via. Saluto classico di chi non ha promesse né legami da condividere. Perfetto. Salgo in auto e mi assale una tristezza che non credo di aver mai provato dopo un incontro del genere, una tristezza viscida e pesante, mi si appiccica ai pensieri e non mi fa ragionare.

Non ho mai pensato di avere a che fare con un uomo arido, o inaridito. Avrei tanta voglia di chiederlo a lui: cosa pensi di te? Se ti guardi dentro, cosa immagini di offrire? Le tue emozioni sai riconoscerle o le scacci, le comprimi? È questo che mi spegne e mi fa allontanare velocemente da lui e dal ricordo di lui, mi fa dimenticare cos’era la voglia di incontrarlo: un’assenza di emozioni contagiosa, insopportabile per me che vivo e mi nutro di emozioni, che esplodo per una risata e piango per un film, che baso le mie scelte e i miei rapporti sulla sensazione che filtra veloce sulla pelle.

L’attrazione che sento per lui da tempo avrebbe potuto portarmi a soffrire per un rapporto che mai sarà. Mi protegge lui stesso, mi tiene a distanza senza saperlo e non ho energie da far fluire verso di lui per spiegare cosa manchi. Ho smesso di voler lottare coi limiti di altri, ho scoperto che bastano le mie personali battaglie, ho deciso che, a volte, mollare è meno doloroso e meno pericoloso che restare a tutti i costi. Lascio che la mia auto mi porti lontano da questo incontro.

Mauro Cason

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