La casa è grande, ormai. Più grande di come se la ricordava. I ricordi, di solito, amplificano gli spazi, allargano le distanze. Stavolta hanno confuso ogni cosa e le stanze sono così vuote.
Non c’è disordine, non c’è roba dappertutto, sembra che la sua sola presenza non riesca a riempire ogni angolo di questa casa che ha imparato ad amare e considerare sua, l’unica cosa sua che le rimane di un passato astratto.
Quello che ha costruito, tutto quello che è stato, è lontano e le sembra che appartenga ad un’altra persona. Non è una perdita, è più come pensare ad un amico lontano, che ti ha dato tanto, ti ha fatto cambiare e sperare e vivere in modo nuovo e che poi è andato via, così semplicemente, come qualcosa che le apparteneva e ora non c’è più.
Ora, ha bisogno di tempo, tanto tempo. Ne vuole per sé, per fare pace con se stessa, per raccogliere da terra i pezzi di un puzzle che fino a qualche tempo fa era perfetto e ora si è frantumato nei suoi mille piccoli elementi che non trovano posto, margini rovinati e colori sbiaditi.
C’è stato un tempo in cui era convinta che la sua vita fosse stabile regolare costruita su basi solide e inattaccabili, il suo futuro era chiaro limpido come una fresca mattina di primavera. Poi, una decisione, una speranza, un’illusione, l’hanno portata a credere che ci potesse essere dell’altro, che niente era ancora definitivo e che poteva ottenere qualcosa di più, di meglio. Forse perché la sua realtà non riusciva più a spiegarle il senso profondo delle cose, forse perché restare lì aveva cominciato ad intaccare il significato stesso dei desideri comuni, forse perché a volte si cresce si cambia e, semplicemente, ci si perde. E ha distrutto tutte le sue certezze, mandato in aria le convinzioni di una vita, trascinato con sé cose persone fatti e situazioni fino al punto di non ritorno.
È arrivato quel punto, è arrivato e andato via, sorpassato in una valanga di emozioni e dolore e lacrime. Adesso, lei si trova molto oltre quel punto, in un momento indefinito del tempo e dello spazio in cui non sa più cosa voler desiderare, non ha più voglia di progetti e definizioni per sé e la sua vita. Il suo unico barlume di speranza a cui riesce ad aggrapparsi la lega al bisogno di mettere distanza fra tutto quello che è successo e quello che succederà.
Controlla il calendario per convincersi che i giorni che passano siano tutti mattoncini che riesce a mettere da parte per ricostruire le sue fondamenta. Spera che arriverà un giorno in cui avrà di nuovo la forza la voglia e il coraggio di gioire e guardare al futuro. Per ora, sopravvive: arrivare a fine giornata è un piccolo traguardo, addormentarsi ogni sera è una liberazione, fare il conto dei mesi è una vittoria.
Non ha la forza di desiderare nulla di più, non ha la voglia di ricominciare altro, non ha il coraggio di affrontare nuovi pensieri e nuove lotte. Si sente spossata, stanca, svuotata. Anche l’idea sfuggente e inconsistente di tornare indietro per cercare il senso che ha perduto non le dà nessun entusiasmo, non la consola e non la rilassa, perché oggi neanche quello sarebbe giusto o facile o comodo. Sarebbe un peso da gestire per il quale sente di non avere l’energia necessaria. Non ora. Non ancora.